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Il volume ricostruisce il rapporto dinamico e conflittuale tra lo sviluppo dell'utopia della comunicazione e le coeve esperienze artistiche. Secondo Philippe Breton, la comunicazione si afferma come valore dopo le tragedie della seconda guerra mondiale; un valore post-traumatico dunque. Il modello proposto dal gruppo cibernetico, all'origine dell'utopia comunicativa, è ispirato all'ordine, al controllo dell'entropia, basato su un modello di uomo trasparente e disposto a cedere lo scettro alle macchine "razionali". Gli artisti dell'Informale propongono negli stessi anni un modello conversazionale, aperto e indefinito, edificato sulla comunione empatica e sull'accettazione dell'indeterminatezza. Una volta esaurita la tensione utopistica, gli artisti si adeguano al modello della produzione capitalistica, con l'innesto dei processi comunicativi nella catena di montaggio. Essi portano gli oggetti quotidiani tali e quali al centro delle opere, rinunciando a una più complessa elaborazione. Ciò fa dell'Informale l'ultima avventura artistica che ha tradotto in forme, con un linguaggio proprio, la riflessione sulla realtà.